Eccomi arrivata a Ken Follet. Avevo già letto qualcosa di suo, anni fa e mi era piaciuto.
Questo romanzo è veramente strabiliante: molti personaggi, tutti importanti, mille storie e tante informazioni storiche. L'amore non guasta mai e c'è il sapore epico delle storie che durano tutta la vita e collegano più generazioni (nel complesso fa un po' "saga").
C'è tutto! Gli ingredienti per un gran bel leggere!
Sarà il momento particolare, sarà la voglia di rinnovamento, ma da subito questo libro mi ha conquistato, da pag. 106 (dell'edizione economica) in cui ho trovato la frase: "Non era la fine dei problemi, ma era l'inizio della soluzione"... da imprimere su un post-it bene in evidenza!
Ecco, da tenere conto che tutta la "soluzione" dura qualcosa come altre 924 pagine!!!
Quindi a chi vorrà cimentarsi... buon viaggio! Ma ne vale veramente la pena!
lunedì 3 settembre 2012
domenica 2 settembre 2012
Suite Francese
Innanzitutto Grazie alla mia zia Lucia per avermi prestato questo libro e avermelo consigliato. Come mi aveva detto, contiene descrizioni di paesaggi, di scorci e ambienti davvero romantici e "rasserenanti".
Però ci sono anche tante storie in questo romanzo... tanti punti di vista che si intrecciano, non si fa in tempo ad affezionarsi ad un personaggio che incontra sulla sua strada qualche avventura e poi si può cogliere il punto di vista dell'altro e cambiare ancora via di seguito con altri gruppi familiari più o meno numerosi.
E' un po' come fare un campionamento casuale in un gruppo di persone e osservare cosa accade e come si collega con gli altri appena osservati.
Solo nella seconda parte del romanzo ci si ferma sulla storia di Lucile e del tedesco che occupa la sua casa. Anche in questo caso, però, pur avendo a che fare con meno personaggi, dal punto di vista quantitativo, si affrontano tanti punti di vista, tante emozioni anche contrastanti, momenti in cui si sente "pesare" il contesto storico e sociale misti ad altri momenti in cui ci si potrebbe trovare ovunque in qualsiasi momento.
Tanti i livelli di riflessione, da quello romantico a quello sociale e politico, passando per l'analisi storica e biografica dell'autrice. Il romanzo non ha una vera e propria conclusione, rimane un'opera incompiuta perchè l'autrice viene deportata in un campo di concentramento.
Il marito la definisce "una ebrea che non ha mai scritto contro i tedeschi" per tentare di liberarla. Non funziona. Non che non sia vero, Irène è veramente una ebrea che non scrive male dei tedeschi, ma una volta imprigionata, non avrà scampo.
Comunque la sua scrittura è obiettiva, a tratti addirittura crudele nel descrivere le piccole meschinità in cui certamente si incappa in tempi di guerra, di carestia, di panico e di crisi. Un ottimo campionario di varia umanità.
Però ci sono anche tante storie in questo romanzo... tanti punti di vista che si intrecciano, non si fa in tempo ad affezionarsi ad un personaggio che incontra sulla sua strada qualche avventura e poi si può cogliere il punto di vista dell'altro e cambiare ancora via di seguito con altri gruppi familiari più o meno numerosi.
E' un po' come fare un campionamento casuale in un gruppo di persone e osservare cosa accade e come si collega con gli altri appena osservati.
Solo nella seconda parte del romanzo ci si ferma sulla storia di Lucile e del tedesco che occupa la sua casa. Anche in questo caso, però, pur avendo a che fare con meno personaggi, dal punto di vista quantitativo, si affrontano tanti punti di vista, tante emozioni anche contrastanti, momenti in cui si sente "pesare" il contesto storico e sociale misti ad altri momenti in cui ci si potrebbe trovare ovunque in qualsiasi momento.
Tanti i livelli di riflessione, da quello romantico a quello sociale e politico, passando per l'analisi storica e biografica dell'autrice. Il romanzo non ha una vera e propria conclusione, rimane un'opera incompiuta perchè l'autrice viene deportata in un campo di concentramento.
Il marito la definisce "una ebrea che non ha mai scritto contro i tedeschi" per tentare di liberarla. Non funziona. Non che non sia vero, Irène è veramente una ebrea che non scrive male dei tedeschi, ma una volta imprigionata, non avrà scampo.
Comunque la sua scrittura è obiettiva, a tratti addirittura crudele nel descrivere le piccole meschinità in cui certamente si incappa in tempi di guerra, di carestia, di panico e di crisi. Un ottimo campionario di varia umanità.
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